BLOGGER TEMPLATES AND TWITTER BACKGROUNDS

17/12/09

La discriminazione silenziosa


di Tommaso Ramella



Il 17 novembre 2009 Andrea Tamaro pubblica su Pot-pourri l'articolo La vergogna dell'Italia, nel quale critica aspramente la bocciatura di una proposta di legge che avrebbe dovuto introdurre sanzioni aggiuntive per i reati connessi all'omofobia. E' un articolo dai toni estremamente accesi, da cui traspare tutta l'indignazione dell'autore di fronte a quella che egli vede come l'ennesima prova d'indifferenza da parte della società riguardo il problema della discriminazione degli omosessuali. 
Molti sono gli spunti di riflessione offerti da Andrea, fra i quali l'arretratezza dell'Italia dal punto di vista giuridico, i rapporti fra Stato e Chiesa e la necessità di garantire gli stessi diritti a tutti i cittadini; riguardo ciascuno di questi temi Andrea esprime la sua opinione, un'opinione che, in quanto tale, può essere messa in dubbio da chiunque si trovi in disaccordo con essa o non ne condivida alcuni aspetti. Ma l'articolo non riceve alcuna risposta. In un commento all'articolo di Lorenzo Natural del 2 dicembre 2009, Trattato di Lisbona: storia di un'oligarchia che ha distrutto l'Europa, Andrea scrive a proposito della sua pubblicazione: ...ho trattato di una tematica sociale rilevante e attuale (ma che può "cozzare" con presunti convincimenti religiosi e morali). Nessun commento, il silenzio domina. Queste parole tuonano dentro di me come una grave accusa rivolta a tutti coloro che hanno lasciato cadere nel vuoto parole riguardanti una tematica sociale rilevante e attuale: com'è possibile che in un blog che si propone di instaurare un dialogo tra i giovani riguardo temi di ambito culturale, all'articolo di Andrea non abbia fatto seguito alcun commento? 
Nel tentativo di trovare una risposta a questa domanda, comincio col chiedermi perché io stesso, dopo aver letto l'articolo, non abbia espresso la mia opinione. Al momento della lettura, l'articolo di Andrea ha suscitato in me sentimenti contrastanti: razionalmente concordavo con quanto vi era scritto, ma allo stesso tempo provavo un certo fastidio verso parole che non sentivo mie, come se una forma inadeguata avesse guastato un buon contenuto. Questa sensazione di disagio, dovuta allo scontro tra ragione e pulsioni istintive, mi ha portato a non commentare l'articolo di Andrea: mentre una parte di me avrebbe voluto esprimere la sua disapprovazione, l'altra provava vergogna nel criticare una persona che si era impegnata nella difesa dei diritti degli omosessuali. 
Ho provato la stessa sensazione di disagio quando una persona che sapevo essere omosessuale mi ha abbracciato: alla repulsione per quello che istintivamente ho interpretato come un indizio d'interesse sessuale nei miei confronti, ha fatto seguito la vergogna per aver rifiutato un gesto d'affetto da parte di una persona che stimavo e stimo tuttora. Questo impulso che mi spinge, che ci spinge lontano dalle parole, dalle braccia di persone omosessuali non è altro che la manifestazione della radicale omofobia tuttora insita nella società. Sono in molti (sebbene non abbastanza) ad affermare di non avere alcun pregiudizio legato al diverso orientamento sessuale, ma pochissimi, messi a contatto con una persona omosessuale, riescono a liberarsi dalla fitta maglia di luoghi comuni che la società ha intessuto attorno alla sua figura. 
Un esempio di come la tolleranza a parole possa dimostrarsi semplice ipocrisia è il seguente argomento, mosso di frequente da persone benpensanti: gli omosessuali hanno tutto il diritto di avere un diverso orientamento sessuale, ma perché esibirlo in modo così volgare, pacchiano, di cattivo gusto? In primo luogo, è lecito chiedersi se la manifestazione della propria eterosessualità non sia spesso ben più plateale del comportamento degli omosessuali. Quando un ragazzo e una ragazza si scambiano un bacio per strada, viene forse censurato come impudico il loro gesto? Al contrario, due ragazzi non possono neppure tenersi per mano senza che ciò susciti l'imbarazzo, o più spesso l'indignazione degli astanti. Inoltre, quelli che vengono visti come chiari segni di omosessualità, molto spesso non indicano altro che i pregiudizi di chi li osserva. Una persona eterosessuale che si vesta in modo elegante e mantenga un tono di voce pacato corre il rischio di essere vista come omosessuale, così come un omosessuale che indossi una felpa ed abbia una voce profonda viene facilmente scambiato per un eterosessuale. 
E' chiaro dunque che non di rado i termini dispregiativi con cui ci si riferisce alle manifestazioni di omosessualità dipendono dalla soggettiva interpretazione di persone eterosessuali; tuttavia non è la critica dei costumi la minaccia più grave per la comunità omosessuale, bensì il silenzio, la negazione della sua stessa esistenza. In una società che è fondamentalmente omofoba si teme anche solo di discutere dell'omosessualità, è molto più semplice voltarsi da un'altra parte e considerare aberrazioni della natura i pochi casi che si è costretti a vedere. Siamo talmente incapaci di sospendere il nostro giudizio di eterosessuali da ritenere un'offesa rinfacciare a un omosessuale la sua omosessualità, senza capire che è la negazione dell'identità sessuale, non la sua affermazione ad affliggere una persona. 
Non basta la ragione per liberarsi da pregiudizi tanto radicati nella società, è necessario aprire gli occhi e guardarsi attorno, conoscere persone omosessuali, vivere assieme a loro e parlare dell'omosessualità fintanto che essa non risulti talmente naturale da non necessitare di alcuna spiegazione: solo allora potrà calare un consapevole e rispettoso silenzio.

9 commenti:

Piero Rosso ha detto...

Bravo Tommaso, un articolo molto sincero. Credo che certi temi vadano sviscerati fino alla nausea, quando si vive in società; molta gente ha dubbi o paure proprio perché non discute sulle cose. A volte si scopre che le nostre idee sono costruite su terreni non edificabili; altre si scopre di avere ragione. Non posso credere che l'omofobia abbia ragione. Posso credere però che esista una ragione dell'esistenza dell'omofobia, ed è l'ignoranza. Questo vale per il razzismo in generale (di cui l'omofobia non è altro che una branca). Quando una persona bianca vede il "diverso", si attiva (nella maggior parte dei casi) l'amigdala, il centro che nel cervello regola la paura. Solo dopo una costante convivenza con il diverso, questa attivazione lentamente viene inibita. Conoscenza dunque! Il silenzio così da piaga sociale diventa raggiungimento necessario per una convivenza civile. Ed umana.

Lorenzo Natural ha detto...

Articolo schietto e ben scritto. Una tematica quantomeno delicata. Come dici tu, Tommaso, spesso si preferisce stare in silenzio per non dire ciò che si pensa per paura di dare un giudizio.

Andrea T. ha detto...

Ti chiedo una piccola spiegazione, perchè la comprensione testuale di ritorno dalle vacanze è assai scarsa^^.
"Siamo talmente incapaci di sospendere il nostro giudizio di eterosessuali (fin qui ok) da ritenere un'offesa rinfacciare a un omosessuale la sua omosessualità (ma non è il contrario?), senza capire che è la negazione dell'identità sessuale, non la sua affermazione ad affliggere una persona(in parte vero, ma non solo)".

Andrea T. ha detto...

"mentre una parte di me avrebbe voluto esprimere la sua disapprovazione, l'altra provava vergogna nel criticare una persona che si era impegnata nella difesa dei diritti degli omosessuali."

"spesso si preferisce stare in silenzio per non dire ciò che si pensa per paura di dare un giudizio."

tra vergogna e paura c'è una bella differenza.

Ti dico la verità Tommaso, avrei preferito le critiche. Poi magari certe critiche le avrei ritenute inutili, dal mio punto di vista. Se mi avessi detto: secondo la Chiesa l'omosessualità è un peccato ecc ecc, ti avrei gentilmente risposto in maniera assai negativa.
Se invece mi si diceva, come abbiam discusso con Lorenzo quella sera, che se veniva introdotta l'aggravante per l'omofobia, essa poteva essere discriminante verso altre categorie come i vecchi od altro, era una critica molto utile e costruttiva.

Se abbiam paura di dare un giudizio, allora possiam chiudere bottega... il giudizio e la discussione che ne consegue è il necessario corollario all'articolo che parla di tematiche, in primo luogo, sociali e politiche.

Andrea T. ha detto...

Ora commento sul serio l'articolo: mi è piaciuto assai. Le osservazioni che hai fatto sono tutte condivisibili e veritiere.
[Il "problema" dello stereotipo del gay effeminato, che si veste in certo modo ecc mi preoccupa da molto, soprattutto perchè esaltato dalla televisione.]

E ora parliamo del silenzio.
Il silenzio colpisce tutti in realtà. Colpisce in primo luogo noi omosessuali.
Hai ragione quando dici che bisogna parlare dell'omosessualità fin quando diventi naturale ecc.
Ma il problema è, come dicevo, il silenzio che colpisce anche gli omosessuali.
Il fatto è che l'"omosessuale medio" ha paura di affrontare l'argomento con l'eterosessuale, sia esso amico o genitore, perchè in qualche modo può "scoprirsi" con conseguenze anche drammatiche.
Io medesimo devo dire che ho abbastanza difficoltà: con alcuni amici, che magari hanno saputo per vie traverse del mio orientamento, non ho il coraggio per vari motivi di discutere dell'argomento.
Il silenzio a volte conviene, ma il conflitto interiore (almeno per me) permane.

Anche vero, credo, che nel momento in cui un omo. ed etero parlano dell'omosessualità, c'è un disagio reciproco: per prima cosa, una discussione del genere è assai poco comune, e in secondo luogo, l'etero ignora per lo più l'argomento o pensa di avere delle nozioni che spesso son "contagiate" e l'omo non sa come affrontare l'argomento.

Per trasformare il silenzio disciminatorio in "rispettoso silenzio" c'è tanta strada da percorrere.

Tommaso Ramella ha detto...

Andrea, un piccolo chiarimento per la parte che non ti era chiara (probabilmente per colpa del mio italiano):
1) Molto spesso per offendere un omosessuale gli si da dell'omosessuale (o della "checca" o del "frocio" o altri appellativi)...il punto è che questa è un'offesa solo dal punto di vista di chi disprezza gli omosessuali.

2)Ti faccio un esempio: se tu sei italiano e vai in un posto dove gli italiani vengono disprezzati magari avrai una vita dura ma la tua identità, se saprai resistere, ne uscirà rafforzata, proprio perchè verrai sempre identificato come italiano e tu SEI italiano. Al contrario, è tremendo per una persona che si sente italiana entrare in una società in cui la cultura italiana e l'italia stessa vengono del tutto ignorate, al punto da privarti di quello che è un fondamentale patrimonio, la tua identità culturale: nessuno guardandoti passare per strada penserà mai che sei italiano. Spero che quest'esempio possa chiarire il problema di negazione dell'identità. Detto questo, non sostengo certo che la discriminazione sia un problema minore, ritengo bensì che sia un problema legato a uno stadio successivo, nel quale l'identità del discriminato, sebbene appiattita, viene almeno riconosciuta.

Tommaso Ramella ha detto...

Quanto al secondo post, Andrea, è proprio quando ho capito che avresti preferito le critiche che ho scritto l'articolo. Se io so di agire contro la mia morale provo vergogna, infatti avrei provato vergogna a criticare il tuo articolo senza un motivo razionalmente valido, e ho provato vergogna per non aver commentato il tuo articolo. La vergogna è critica di ciò che è successo, la paura è timore di ciò che succederà.
La seconda frase, "spesso si preferisce stare in silenzio per non dire ciò che si pensa per paura di dare un giudizio.", non fa parte del mio articolo, né risulterebbe coerente nel contesto.

La difficoltà del tema fa sì che ci siano molti punti da ampliare o da rivedere, perciò spero che la discussione continui sia in calce a questo articolo sia su nuove pubblicazioni :)

Andrea T. ha detto...

1) si, è vero
ed è anche vero che per offendere un eterosessuale gli si da dell'omosessuale, ora che ci penso

2) Oh adesso ho capito il ragionamento^^.
Hai ragione, anche se credo che cambi qualcosa tra identità sessuale e identità culturale.

3) Per gli articoli nuovi su questa tematica, bisognerà parlare con tutti, magari se c'è qualche richiesta specifica.
esempio: si può trattare della legislazione dei vari stati europei, rispetto ai diritti degli omosessuali; si può raccontare della violazione dei diritti umani in certi stati islamici; un bel riassunto a mo' di vocabolario di parole come omosessuale, transessual, ecc cosi si capiscono le differenze; ...

Unknown ha detto...

Solo per gli "editoriali" (nonché i "naturali",perdonatemi il gioco di parole rimanti)se "Pot-pourri" circolasse su carta stampata ritengo il "piccolo" dovrebbe cessare di esistere...Per essere più schietti: Tom, sei un grande...come finisce la sessione di esami si torna in campetto e si avrà modo di parlare di molte delle tematiche sollevate da questo blog(i cui articoli,ripeto,non sono stati ancora tutti letti dal sottoscritto).Sono le tre di notte e andrò a dormire,sperando però nei giorni prossimi di riuscire a lasciare qualche commento un po' più mirato su questi due articoli.Comunque ancora complimenti a tutti, avanti così