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15/03/10

Get lost in translation

di Eliana Arnò


Mi sono da poco soffermata sullo studio delle traduzioni italiane di titoli di film di produzione francese.
Sono tanti i commenti che si sprecano sulle traduzioni dei titoli di film. Come non citare il citatissimo caso del film Eternal Sunshine of the Spotless Mind, tradotto con quella che sembra essere in Italia, e non a ragione, una commedia sentimentale: Se mi lasci ti cancello.
Un pò di tempo fa, girovagando per internet, ho letto il titolo di una tesi molto significativo: Se mi traduci mi cancello.
Questo titolo mi ha fatto riflettere su alcune cose. Cos'è un titolo? Qual è il suo obiettivo? E cosa vuol dire tradurre? Cercherò di darmi alcune risposte.
Il titolo, come la data di pubblicazione di un libro, o come il nome della traduttrice o del traduttore, è parte integrante di un'opera. E' l'elemento che, più di altri, è in grado di insinuarsi nella cultura di un paese fino a rimanerne cristallizzato in modi di dire, in forme proverbiali o idiomatiche: "Neverland è il ranch californiano di Michael Jackson, divo vistosamente afflitto dalla sindrome di Peter Pan"; "In Puglia il primo laboratorio: ma non guiderò un'armata brancaleone", titoli di articoli tratti dalla Repubblica.
Il titolo porta con sé segnali culturali, comunicativi e persuasivi, a seconda dei quali intende nominare, informare e sedurre. Le sei funzioni della lingua di Jakobson possono essere tutte indossate dal titolo, anzi, il titolo veicola con maggiore evidenza, data forse la sua caratteristica principale, la brevitas, le funzioni che assolve.
Se ci spostiamo in direzione della traduzione applicata ai titoli, è necessario considerare questa affermazione di Christiane Nord (1995: 265):

In un'ottica traduttiva, la funzionalità del titolo dell'opera originale dev'essere distinta dalla funzionalità del titolo del testo tradotto.


Questa frase riassume in maniera efficace il mio pensiero.
Se pensiamo che la traduzione consista esclusivamente nel riportare "fedelmente" il testo di partenza in una lingua diversa dall'orginale non ci troviamo d'accordo. Tradurre letteralmente, cioè parola per parola, è solo una delle strategie possibili. Nessuna strategia è migliore o peggiore di altre, per quanto alcune possono essere più consone di altre in certe occasioni. Ogni scelta traduttiva deve confrontarsi con usi e costumi di un paese, con le sue tradizioni, con la sua storia, e con la volontà comunicativa propria di ogni titolo, di ogni film e di ogni casa di distribuzione cinematografica. Mi preme ricordare che lo studio della traduzione dei titoli di film non può riguardare solo la traduzione: basti pensare che tra i fattori che più influiscono sulla scelta di un titolo, originale o tradotto, vi è il successo ai botteghini. Un principio a cui rispondono tutti i titoli, infatti, è attirare più spettatori possibile. Il titolo deve sedurre; il film dev'essere visto; chi traduce è quindi un commerciante di titoli e un conoscitore dei gusti della gente. In quest'ottica commerciale, gli aspetti che in genere riguardano la traduzione passano in secondo piano: la cosiddetta "fedeltà" al titolo originale e la funzione che questo assolve nella lingua originale.
Secondo un'ottica traduttiva, invece, bisogna chiedersi quale funzione svolga il titolo tradotto. Sono molti i casi di titoli tradotti che si allontanano dal titolo originale fino a non rendere possibile una connessione tra gli uni e gli altri. La strategia della creazione, per esempio, producendo un nuovo titolo, il quale si nutre di un rapporto nuovo col titolo originale, non presta attenzione alla "fedeltà" rispetto al titolo originale. Ma la traduzione non ha come unico scopo la "fedeltà" al testo di partenza. Sarebbe opportuno chiedersi, allora, a che cosa essere fedele: al testo di partenza o alle caratteristiche della cultura che accoglierà il nuovo testo?
La fedeltà può anche perdersi nella traduzione. Ma siamo sicuri che si tratti di traduzione infedele?

1 commenti:

Andrea T. ha detto...

Il tema trattato è assai interessante, e credo che si potrebbe allargare, con parametri diversificati, pure ai libri, no?